IL TEMA

 


fatti non parole,
meditate, gente… meditate
Di Sandro Samoggia


Alla vigilia della stasi estiva sono state molte le notizie che hanno suscitato interesse, oppure perplessità, ma su due desideriamo intervenire, anche perché riguardano entità oltremodo significative del nostro settore.


Il comunicato ISOL FENIOF che avvertiva
del nuovo Contratto di lavoro

La più eclatante è quella annunciante la costituzione di una nuova Associazione di categoria, che come primo atto ha lanciato “via etere” un nuovo contratto di lavoro sostitutivo di quello vigente e destinato ad imprese funebri, marmisti, produttori, ed ad ogni azienda correlata a tali attività (ambulanze, assistenza sanitaria, ecc.?).

Ne conoscevamo la fonte, ma non i contenuti nè le controparti sindacale contraenti, ma appena diramato il nostro primo commento al riguardo - decisamente critico, anche se giuridicamente ineccepibile - abbiamo ricevuto immediatamente dagli interessati copia di una base d’accordo (in realtà molto parziale) dove apparivano i firmatari, ma nulla sul testo contrattuale, che poi abbiamo rintracciato da altra autorevole fonte, nel suo esatto articolato.


Il verbale d’accordo per l’avvio di un
nuovo contratto di lavoro

Nulla di male, l’abbiamo sempre detto: se non vogliamo i monopoli nell’attività che rappresentiamo, non possiamo neppure pretendere di avere il monopolio della sua rappresentanza.

Va da sé, però, che un contratto di lavoro crea un rapporto complesso fra imprese e dipendenti, che non può semplicemente limitarsi a ricercare la convenienza di una delle parti, nel nostro caso quella dei datori di lavoro, come sembra emergere dagli annunci apparsi al riguardo che sancivano semplicisticamente, preceduti dalla dizione “fatti, non parole”:

- Un nuovo contratto nazionale di lavoro molto più conveniente!…

- Assunzione di personale senza scatti di anzianità e XIV!…

- Pagamento delle sole ore effettivamente lavorate!…

- Risparmi sul costo del lavoro dal 20 al 30%!…

In realtà, ad una prima lettura del contratto, non sembra proprio che sia così, anche perché esso, in definitiva, è normato da ben 63 articoli sostanzialmente complessi a fronte del 75 previsti da Contratto della FENIOF.

L’altra notizia che ci ha quantomeno resi perplessi è la ripresa, da parte della rivista “Oltre” di un argomento trattato dall’Informatore a più riprese e che pensavamo già chiarito con quanto da noi pubblicato in luglio.

Il Segretario Generale Federcofit, Giovanni Caciolli, riallacciandosi ad una nostra frase parziale e avulsa dal contesto dell’intero articolo, si erge a difensore del buon nome della categoria affermando che “di tutto ha bisogno l’imprenditoria funebre ma sicuramente non di queste sciocchezze, offensive per il buon senso e per tanti operatori che svolgono la loro attività a Roma, Milano, Torino, Bologna, Treviso, Bari, e in tante altre città ed in numerosissime realtà territoriali e regionali.

Risultano esserci (più o meno):

- un centinaio di “operatori” a Milano;

- un’ottantina a Torino;

- una ventina a Bologna (dove però, su di una popolazione equivalente a un terzo di Torino, opera un’azienda pubblica che è stabile sul 30% dei servizi);

- attorno ai 150 a Roma, e così via…

In tali numeri trova l’essenza stessa della nostra affermazione, perchè non c’è dubbio alcuno che parte di essi opera e sopravvive solo ed in quanto fa uso “…dell’accaparramento, della caccia al morto, delle tangenti, delle occupazioni illegittime dei nosocomi, del mercimonio che avviene nei corridoi delle camere mortuarie, delle corse dietro alle ambulanze, delle connivenze con gli assistenti ai malati immaginari” (OLTRE: n. 1/2002 pag. 3/4).

Proprio le imprese o agenzie che svolgono coerentemente il loro lavoro sulla base di un proprio codice deontologico e senza utilizzare tali metodi, conoscono questa situazione e non possono che convenire sulle affermazioni dell’Informatore, con il quale Caciolli cerca, senza riuscirci, di polemizzare.

Rilevare il fenomeno, quindi, cercare di individuare alcune ragioni, e suggerire qualche “mossa” per potervi provvedere, pensiamo sia uno dei compiti delle Federazioni (come si vede usiamo il plurale e non il singolare), pur nella consapevolezza che la strada è lunga, difficile e fortemente complicata anche dalla situazione contingente e dall’inadeguatezza delle norme vigenti.

Sempre sull’intervento di Caciolli rileviamo un’altra frase per lo meno strana, nel contesto dell’argomento trattato: “Vogliamo osservare che il livello di regolarità dei servizi funebri svolti tramite organizzazione complesse quali i centri servizi o i consorzi è molto elevato, forse molto più elevato di quelli svolti da tante cosiddette ‘imprese vere e proprie’, con un rispetto per i dolenti che non ha nulla da invidiare a quello di altri operatori

Niente da dire; solo che il problema non è lo svolgimento del servizio una volta assunto e commissionato; il vero problema è a monte, cioè in che modo l’operatore (che poi si servirà dell’”organizzazione complessa”) ha contattato la famiglia e con quali modalità ne ha potuto ricevere il mandato.

Non crediamo che Caciolli abbia omesso questo aspetto solo per distrazione…

Meditate, gente… meditate!