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Il governo Blair e la pandemia


Dal 2004 ad oggi si è molto parlato di influenza aviaria. A fine 2005 è intervenuta anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità sviluppando un piano di risposta alla pandemia influenzale nell’ambito del quale vennero anche illustrate le tappe del “global preparedness plan”, che definiva i diversi stadi di pandemia distinguendoli da 1 a 6. A qualche anno dal primo caso conosciuto di influenza aviaria assistiamo a quello che gli esperti chiamano lo stadio 3, ovvero quello nel quale si verificano infezioni umane con un nuovo sottotipo di virus, mutato rispetto all’originale. Ci troviamo nella cosiddetta “fase prepandemica” nella quale diviene di fondamentale importanza ridurre le possibilità di una infezione umana e rafforzare il sistema di sorveglianza attiva. Il controllo della malattia nei volatili rappresenta oggi il mezzo più efficace per ridurre le opportunità di infezione umana e il rischio che emerga un virus con caratteristiche pandemiche (stadio 5/6). L’OMS ha previsto che, qualora il virus dovesse mutare al punto di essere trasmesso da uomo a uomo, l’obiettivo primario deve divenire quello di ritardarne la diffusione attraverso la somministrazione di antivirali e di un vaccino specifico. Gli esperti ritengono probabile che il passaggio dalla fase 3 alla fase 6 (quella più grave e problematica in quanto relativa al periodo pandemico che prevede la trasmissione del virus alla popolazione) possa avvenire in tempi anche molto rapidi e l’OMS ha da tempo raccomandato a tutti i paesi del mondo di assumere piani per fronteggiare una simile prospettiva.

Attualmente sono in vigore severi controlli veterinari nei macelli di tutta l’Unione Europea e negli stabilimenti dei Paesi terzi da cui importiamo carne di pollo e derivati per impedire che prodotti non adatti al consumo umano possano entrare nella catena alimentare. Il ceppo H5N1 del virus dell’influenza aviaria è da qualche tempo entrato anche nell’UE, con casi riferiti negli uccelli selvatici nei seguenti Paesi: Regno Unito, Ungheria, Russia (febbraio 2007), Austria, Bulgaria, Svizzera, Repubblica Ceca, Germania, Danimarca, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Polonia, Svezia, Slovenia, Slovacchia (aprile 2006). Tuttavia, onde evitare inappropriati allarmismi, è utile ribadire che gli allevamenti del pollame sono stati colpiti molto lievemente, con appena 3 casi nel Regno Unito (febbraio 2007), in Svezia (marzo 2006) e Francia (febbraio 2006) e con solo un caso sospetto in Germania (aprile 2006). Sono già in essere programmi di sorveglianza in tutti gli Stati membri per rilevare rapidamente il virus in tutti i casi in cui si verifichi una epidemia.

In previsione di una evoluzione critica del virus a livello pandemico, il governo inglese ha deciso in questi giorni di avviare le ricerche di aree di terreno da trasformare, in tempi brevi, in cimiteri capaci di recepire almeno quattrocentomila defunti. La causa di tale indagine va individuata nel timore di una rapida ed incontrollata diffusione dell’influenza aviaria che, mutando in pandemia, causerebbe in breve tempo migliaia di vittime, mettendo inevitabilmente in crisi il paese. È evidente che, per giungere ad una simile e preoccupante quantificazione di decessi, sia stato effettuato un approfondito studio sulle cause della pandemia e sui criteri di diffusione e di contagio.

Il piano di emergenza approntato dal governo Blair prevede una serie di mosse volte a contrastare la diffusione dell’influenza aviaria e a limitare i danni. Tra queste vi sono la chiusura delle scuole nelle aree più infette e un controllo rigido sui bambini che risultano essere la categoria di cittadini più potenzialmente a rischio di contagio e di morte. Il sistema scolastico prevede che, in regime di calamità, le lezioni non debbano essere interrotte, ma che continuino regolarmente tramite internet. Il piano prevede inoltre l’ordine alla popolazione di non avvicinarsi troppo ad altri individui. Il virus dell’influenza aviaria, denominato H5N1, potrebbe avere la capacità di propagarsi da persona a persona qualora due soggetti scendano sotto la soglia minima di distanza di due metri. Per mantenere in attività le aziende il governo Blair ha previsto che, in caso di pandemia tra gli esseri umani, saranno necessariamente promulgate leggi speciali volte a rilassare i controlli finanziari e ad adeguare gli orari di lavoro al mutato e ridotto servizio di trasporto pubblico. Vengono escluse, invece, le temute restrizioni al traffico aereo internazionale, i blocchi stradali fuori dalle città e l’utilizzo delle forze armate per il mantenimento dell’ordine pubblico e per l’assistenza. Il governo ha promesso che cercherà di far fronte ad una simile emergenza sanitaria lavorando a pieno ritmo 24 ore al giorno ed ha assicurato che per ministri e alti funzionari non ci sarà alcun trattamento di favore per quanto riguarda l’accesso ai farmaci.

Pur augurandoci che una tale emergenza non abbia mai a verificarsi, constatiamo con favore che, almeno nelle premesse, non è stata presa in considerazione la soluzione di pratiche e sbrigative “fosse comuni” privilegiando la costruzione di cimiteri organizzati e dignitosi da mantenere in essere quali “monumenti commemorativi delle vittime”. Il governo ha previsto il mantenimento del diritto di scelta dei dolenti sulla pratica di seppellimento, lasciando libera l’opzione di cremazione o di inumazione, e lo svolgimento di riti abbreviati per le cerimonie funebri.

Nel 2005 il britannico Health Protection Agency decise di coordinare una esercitazione che simulasse la crisi epidemica H5N1 per valutare la prontezza dell’intervento di risposta delle autorità nazionali e europee, senza rendere preventivamente noti date e dettagli della simulazione al fine di rendere più realistica l’emergenza da affrontare. Il test, soprannominato "Common Ground", della durata di due giorni e al quale era prevista la partecipazione di rappresentanti dell’industria farmaceutica, fu richiesto dalla Commissione Europea per focalizzare le abilità dei singoli Stati e la loro capacità di coordinamento. Lo scorso mese di febbraio il governo inglese ha attuato una simulazione pratica delle complesse misure da adottare in caso di contagio e di decesso di migliaia di persone a seguito di pandemia influenzale.

Evidentemente, senza però dare luogo a facili ed inappropriati allarmismi, la preoccupazione legata all’influenza aviaria è grande e denuncia un problema che potrebbe divenire di tragica portata. I dati diffusi dalla WHO (World Health Organization) sono confortanti, non tanto per il numero di casi segnalati (in netto aumento) quanto per quello dei decessi che, rispetto a qualche anno fa, sono in netta controtendenza rispetto ai casi noti.

Come risulta dai dati consuntivi che Feniof ha costantemente resi noti negli anni con le “tabelle mortalità italiana”, ogni influenza determina un evidente aumento della mortalità. Il settore funebre e cimiteriale, in caso di calamità, è direttamente interessato e deve attrezzarsi per tempo. A livello europeo Feniof e Sefit ne iniziarono a parlare nel contesto della EFFS già due anni fa, cercando di individuare congiuntamente alle altre federazioni nazionali europee linee guida operative per fronteggiare gli effetti di un simile scenario.

Chi volesse approfondire il tema della influenza aviaria può seguire la evoluzione dei rapporti e delle comunicazioni sui siti della Organizzazione Mondiale della Sanità (www.who.int/csr/disease/avian_influenza/en/), della Unione Europea (http://europa.eu.int/comm/dgs/health_consumer/dyna/influenza/index.cfm) e della European Centre for Disease Prevention and Control, l’Agenzia creata proprio per fronteggiare situazioni catastrofiche (www.ecdc.eu.int/).