Home Page

Catalogo
numeri 2006


Catalogo
numeri 2005


Catalogo
numeri 2004


Catalogo
numeri 2003


Catalogo
numeri 2002


Adesioni soci

Inserzionisti

ARTE




La Pala Baglioni di Raffaello
di Daniela Argiropulos


Sono i primi anni del ‘500 quando Atalanta Baglioni, nobildonna perugina, commissiona al giovane Raffaello la realizzazione di una pala d’altare per la cappella funeraria di famiglia, nella chiesa di San Francesco al Prato, a Perugia. Raffaello, che proprio in quegli anni era approdato a Roma, realizza la scena principale, cimentandosi per la prima volta con un tipo di rappresentazione destinato a soppiantare, nella pittura italiana, l’interpretazione tradizionale.

Con la Pala Baglioni, ultimata nel 1507, si inaugura infatti la stagione della narrazione storica dell’evento raffigurato, che viene inserito in uno spazio prospettico dinamico. Inoltre il soggetto della pala, il trasporto del Cristo morto verso il Santo Sepolcro, serve a commemorare un altro evento storicamente accaduto: la tragica morte di Griffonetto Baglioni, figlio della committente Atalanta, che dopo aver sterminato diversi membri della propria famiglia viene a sua volta ferito a morte e spira stringendo la mano della madre, particolare riportato nel dolcissimo gesto della Maddalena ritratta nell’atto di sostenere la mano esanime di Gesù. Lo stesso Griffonetto è raffigurato da Raffaello come unica figura intera del dipinto nelle vesti del giovane trasportatore che sostiene Cristo dalle gambe.

Proprio la Pala Baglioni è stata al centro di una mostra svoltasi a Roma, presso la Galleria Borghese, e dedicata ai primissimi anni romani del Maestro Raffaello Sanzio da Urbino; la Galleria Borghese è sede stabile di questo celebre dipinto esposto però, per l’occasione, così come era stato originariamente concepito, ricomposto per intero con gli elementi mancanti e con accostati anche i disegni preparatori.

Dei diversi elementi della Pala Baglioni Raffaello dipinse in particolare, come si è detto, la tavola centrale, nella quale la scena della Deposizione dalla Croce introduce il nuovo concetto di narrazione drammatica dell’evento rappresentato. Cristo infatti è ritratto in primo piano, durante il tragitto dal Calvario al Santo Sepolcro. Il peso del suo corpo privo di vita è rivelato dal netto contrasto tra il totale abbandono delle sue membra esangui e la tensione muscolare dei due trasportatori. Ulteriore prova del suo essere morto è il sangue ormai rappreso delle ferite, così come le palpebre socchiuse e l’incarnato pallidissimo. In secondo piano, a rafforzare la tragicità dell’evento narrato, si svolge una seconda scena non meno drammatica: la Vergine Maria, il cui volto è molto simile a quello del Figlio, sviene per il dolore ed è sostenuta dalle pie donne. Sullo sfondo di un paesaggio agreste di ispirazione fiamminga la città di Gerusalemme, mentre su un piano intermedio è ben visibile il Golgota, in cima al quale è avvenuta la Crocifissione, tanto che il pittore lascia un elemento, la scala ancora appoggiata alla croce e utilizzata poco prima per deporre il corpo di Cristo, come a sottolineare il susseguirsi nel tempo di azioni e di eventi.


L’importanza della Pala Baglioni nella storia dell’arte italiana è senza dubbio legata alle innovazioni stilistiche, compositive e narrative che Raffaello introduce nella sua pittura di quegli anni; altrettanto fondamentale è, tuttavia, sottolineare che occasioni offerte ai maestri del colore per esprimere la propria arte e il proprio genio erano le commissioni che essi ricevevano da nobili, da alti prelati e da ricchi mercanti; da questo punto di vista, le pale d’altare per le cappelle funebri sono state nei secoli un veicolo di primaria importanza per la realizzazione di moltissimi capolavori artistici di cui la Deposizione di Raffaello è un esempio fra i più fortunati.