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Chiuso per restauro

Un breve trafi letto apparso sui giornali cittadini e un cartello sulla porta del Mausoleo nella piazza Rossa avvertivano che dal 14 febbraio al 18 aprile non sarebbe stato possibile visitare la stanza dove giace la salma imbalsamata di Lenin. “Chiuso per restauri”, potremmo dire. Non è stata una sorpresa per i moscoviti perché periodicamente, quasi ogni anno, il corpo subisce lavori di “profilassi”. Infatti in questo periodo gli specialisti del Centro di Tecnologie Mediche di Mosca revisioneranno lo stato di conservazione della salma del padre della rivoluzione d’Ottobre.

Le complesse tecniche utilizzate dai russi per “preservare” le salme sono sempre state tenute nascoste e ben poco è trapelato in passato. Pochissime interviste, massima riservatezza, nessun dettaglio sulle tecniche del trattamento conservativo. Gli unici dati tecnici conosciuti sono la temperatura della teca nella quale è conservato il corpo (- 61 gradi) e il tasso costante di umidità all’interno del mausoleo (80/90%). Sangue, fl uidi corporei e organi interni erano stati estratti nella prima fase di imbalsamazione. Tutto il resto, comprese sopracciglia, baffi , capelli e perfi no i genitali, è intatto.

Ma i tempi cambiano, ovunque e comunque. Qualcuno parla, rivelando qualche interessante dettaglio in più.

L’imbalsamazione in Russia era usata per la conservazione dei leader rivoluzionari, ma ora sta diventando il must dei boss della mafi a e dei nuovi ricchi che detengono il potere. Vladimir Lenin, fondatore dello stato Sovietico, è stato sepolto 75 anni fa, di mercoledì. Lenin, va ricordato, avrebbe voluto essere sepolto accanto alla madre a San Pietroburgo, città che in suo onore cambiò nome in Leningrado. Nella morte come nella vita Lenin fu un pioniere. Ma i successori decisero un più elevato “utilizzo” del suo corpo: imbalsamandolo sarebbe diventato ispirazione e insegnamento per le future generazioni e, inoltre, avrebbe colpito la passione dei russi per le reliquie religiose e per la religiosa venerazione che la rivoluzione aveva condannato e spazzato via.

Nel gennaio del 1924, il Soviet incaricò alcuni scienziati di conservare il corpo di Lenin sulla terra per l’eternità, con la convinzione che il popolo comunista, il migliore e defi nitivo sistema sociale per l’umanità, avrebbe dovuto sempre poter guardare il fondatore.

Inizialmente provarono a congelarlo con ghiaccio, ma questo sistema non funzionò. Lo stato della salma non era buono, la decomposizione avanzava ed era urgente trovare una soluzione rapida ed effi cace. Gli scienziati costretti a lavorare nei sotterranei del mausoleo erano molto nervosi in quanto il lavoro era molto difficile e non esistevano precedenti di imbalsamazioni con risultati accettabili in termini di somiglianza con “l’originale”. Senza contare, poi, le continue pressioni da parte dei potenti funzionari del PCUS.

Finalmente furono trovati tecnica e fluidi adatti e l’operazione fu completata con successo. Infatti la salma del rivoluzionario russo è da ottant’anni presentata ai visitatori in buono stato di conservazione. Ma, dietro, vi è un costante lavoro di “manutenzione e di ristrutturazione”. Infatti due volte a settimana bisogna bagnare il volto con una soluzione speciale e, una volta all’anno, il mausoleo viene chiuso ed il corpo immerso per circa 30 giorni in una soluzione sembra di glicerolo e acetato di potassio; la pelle assorbe lentamente la soluzione chimica che ne bloccherà il processo di deterioramento.

La “fama” dell’Istituto ha così varcato i confi ni dell’URSS. Infatti, per molti anni, i tecnici e gli specialisti non hanno “curato” solamente le salme di Lenin e di Stalin che, dopo 10 anni di esposizione pubblica, fu sepolto a lato del mausoleo. Prima della dissoluzione dell’impero sovietico (1991), quando in Asia, Africa e America Latina era ancora tempo di rivoluzioni socialiste, la squadra del Centro di Tecnologie Mediche di Mosca fu spesso in giro per il mondo ad imbalsamare e a preservare con successo i corpi dei grandi leader dei paesi comunisti. E se molti sono stati i “clienti”, quello senz’altro più famoso (oltre, naturalmente, a Lenin) è stato Ho Chi Minh, padre-fondatore del Vietnam comunista, imbalsamato nel mausoleo marmoreo di Hanoi dal 1970. Nei paesi dove il sistema comunista esiste ancora, la conservazione delle salme è stata affi data a specialisti locali. A Mao Tze Tung, “il grande timoniere” della Cina rossa, pensano da sempre gli scienziati di Pechino.

Attualmente, come tutti in Russia, l’Istituto sta cercando di operare nel “libero mercato”. Dissolto il comunismo e in assenza di importanti Capi sulle cui salme lavorare, ora i clienti devono essere cercati tra l’elite dei ricchi russi e i boss della mafi a che vogliono rimanere, come Lenin, oggetto di venerazione e di timore anche dopo la loro morte. Normalmente questi “clienti” necessitano di un lavoro complesso. Accade, ad esempio, che il corpo arrivi con la testa fasciata perché colpita da molti proiettili. Quindi bisogna lavorare molto, circa una settimana, per chiudere tutte le ferite e per ricostruire il volto. Per un intervento come questo l’Istituto chiede 10.000 dollari (circa 8.000 euro). Quando, invece, l’intervento è più “leggero” e dura un giorno, il costo si aggira tra 1.500 e 2.000 dollari (circa 1.000/1.500 euro). Sino ad un anno fa vi era una media di due boss al mese.

Ad ogni fermo del Mausoleo di Mosca, torna puntualmente a far discutere la possibilità di farla finalmente finita con l’esposizione pubblica delle spoglie di Lenin, chiudendo così defi nitivamente con il passato. A Mosca si dice spesso che la Russia non andrà avanti sino a quando Lenin non riposerà nella tomba di San Pietroburgo. Ma il Paese rimane amaramente diviso sulla sua eredità. Nessun leader politico ha sino ad oggi il coraggio di muoverlo ed è diventato quasi un santo secolare. La sua continua presenza è un simbolo permanente di una nazione paralizzata, incapace di decidere se il sistema che egli aveva costruito sia buono o cattivo.

Una buona parte dell’opinione pubblica è convinta che sia venuto il momento di prendere la decisione. Non ritiene normale per un popolo civile conservare “reliquie umane”; quindi meglio seppellire la salma di Lenin. Senza contare che la Chiesa ortodossa e le altre comunità religiose insistono nel chiedere una “umana sepoltura” per il leader sovietico. Ma l’altra parte sente nostalgia per le certezze del passato e non è ancora pronta a staccarsi da quella cosa vicina ad una divinità lasciata in eredità da quei rimpianti tempi passati e perduti.

Per quanto riguarda Lenin, per completezza di informazione dobbiamo riportare anche le perplessità avanzate da un numero piuttosto consistente di visitatori stranieri i quali non sarebbero convinti di aver visto un corpo imbalsamato, ma piuttosto una statua di cera, anche se ben fatta.